Nell’ambito della legge n° 724 del dicembre 1994, collegata alla legge finanziaria, denominata "Tutela della salute mentale 1994-1996", ritroviamo all’Art. 3, comma 5 la seguente disposizione
nel quadro delle attivazioni
delle strutture residenziali previste dal Progetto Obiettivo ,utilizzando se
necessario anche le strutture ospedaliere disattivate o riconvertite
nell'ambito del processo di ristrutturazione della rete ospedaliera, le regioni
provvedono alla chiusura dei residui ospedali psichiatrici entro il 31 dicembre
1996.
I beni mobili e immobili degli
ospedali psichiatrici dismessi possono essere utilizzati per attività di
carattere sanitario, purché diverse dalla prestazione di servizi per la salute
mentale o dalla degenza o ospitalità di pazienti dismessi o di nuovi casi,
ovvero possono essere destinati dall'azienda unità sanitaria locale competente
alla produzione di reddito, attraverso la vendita anche parziale, degli stessi
con diritto di prelazione per gli enti pubblici, o la locazione.
I redditi prodotti sono
utilizzati per l'attuazione di quanto previsto dal Progetto Obiettivo
"Tutela della salute mentale
1994-1996", approvato con D.P.R. 7 aprile 1994, per interventi nel settore
psichiatrico e dai relativi progetti di attuazione. Qualora risultino
disponibili ulteriori somme, dopo l'attuazione di quanto previsto dal predetto
Progetto Obiettivo, le aziende sanitarie potranno utilizzarle per altre
attività di carattere sanitario. Comma così modificato dalla legge
18 luglio 1996, n. 382, dalla
legge 23 dicembre 1996, n. 662 ed infine dalla legge 27 dicembre 1997 n. 449.
Il documento della conferenza dei
presidenti delle regioni delle provincie
del biennio 1998-2000 riafferma l'impegno di queste ultime affinché ci sia la
completa attuazione del Progetto Obiettivo Salute Mentale nelle singole realtà
regionali e che il 5% della quota dei fondi sanitari regionali sia destinato
alla attività di promozione e tutela della salute mentale. Le regioni, inoltre,
nel documento sottolineano "la necessità di realizzare in ogni regione un
programma di azioni integrate per la salute della salute mentale che rabbia al
centro degli interventi i bisogni del paziente e che operi in stretta
connessione con gli atri soggetti della Comunità sociale e territoriale
pubblici e privati, per il raggiungimento dell'obiettivo comune della
prevenzione, della riabilitazione e della cura fino al reinserimento del luogo
di lavoro della persona con disturbi mentali"
Peccato che a dei buoni propositi
legiferati, non corrisponda un'altrettanta positiva realtà, ci sono ancora
molte strutture territoriali all'interno delle quali il clima non differisce
molto da quello manicomiale. Molti pazienti sono ancora trattati con forza e
ritengono che ad oggi i manicomi esistono ancora. Alla prossima
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