martedì 21 luglio 2015

Disposizioni giuridiche nel Progetto Obiettivo


Nell’ambito della legge n° 724 del dicembre 1994, collegata alla legge finanziaria, denominata "Tutela della salute mentale 1994-1996", ritroviamo all’Art. 3, comma 5 la seguente disposizione
nel quadro delle attivazioni delle strutture residenziali previste dal Progetto Obiettivo ,utilizzando se necessario anche le strutture ospedaliere disattivate o riconvertite nell'ambito del processo di ristrutturazione della rete ospedaliera, le regioni provvedono alla chiusura dei residui ospedali psichiatrici entro il 31 dicembre 1996.
I beni mobili e immobili degli ospedali psichiatrici dismessi possono essere utilizzati per attività di carattere sanitario, purché diverse dalla prestazione di servizi per la salute mentale o dalla degenza o ospitalità di pazienti dismessi o di nuovi casi, ovvero possono essere destinati dall'azienda unità sanitaria locale competente alla produzione di reddito, attraverso la vendita anche parziale, degli stessi con diritto di prelazione per gli enti pubblici, o la locazione.
I redditi prodotti sono utilizzati per l'attuazione di quanto previsto dal Progetto Obiettivo
"Tutela della salute mentale 1994-1996", approvato con D.P.R. 7 aprile 1994, per interventi nel settore psichiatrico e dai relativi progetti di attuazione. Qualora risultino disponibili ulteriori somme, dopo l'attuazione di quanto previsto dal predetto Progetto Obiettivo, le aziende sanitarie potranno utilizzarle per altre attività di carattere sanitario. Comma così modificato dalla legge
18 luglio 1996, n. 382, dalla legge 23 dicembre 1996, n. 662 ed infine dalla legge 27 dicembre 1997 n. 449.
Il documento della conferenza dei presidenti  delle regioni delle provincie del biennio 1998-2000 riafferma l'impegno di queste ultime affinché ci sia la completa attuazione del Progetto Obiettivo Salute Mentale nelle singole realtà regionali e che il 5% della quota dei fondi sanitari regionali sia destinato alla attività di promozione e tutela della salute mentale. Le regioni, inoltre, nel documento sottolineano "la necessità di realizzare in ogni regione un programma di azioni integrate per la salute della salute mentale che rabbia al centro degli interventi i bisogni del paziente e che operi in stretta connessione con gli atri soggetti della Comunità sociale e territoriale pubblici e privati, per il raggiungimento dell'obiettivo comune della prevenzione, della riabilitazione e della cura fino al reinserimento del luogo di lavoro della persona con disturbi mentali"

Peccato che a dei buoni propositi legiferati, non corrisponda un'altrettanta positiva realtà, ci sono ancora molte strutture territoriali all'interno delle quali il clima non differisce molto da quello manicomiale. Molti pazienti sono ancora trattati con forza e ritengono che ad oggi i manicomi esistono ancora. Alla prossima

 Rosaria Uglietti

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